In un ufficio delle poste italiane
16/12/14 15:37
Caro Matteo
Avanzare il sviluppo del paese e della sua economia vuol dire rottamare – a chi lo dico? – tutto quello che impedisce la gente di occuparsi del sviluppo nella loro vita quotidiana. Quando tutti sono occupati di ammazzare il tempo aspettando qualcosa che dovrebbe funzionare, si evolve proprio niente.
Ti propongo di accompagnarmi in un ufficio delle poste italiane.
Non volendo esagerare per un test spediamo soltanto qualche lettera.
Ci muniamo di un ticket per poi aspettare 20 minuti. La sala è pienissima di gente, forse avremmo fatto meglio di non andarlì la sera – ma eri tu a chi non era possibile durante il giorno. Anche tu, presidente, devi fare una volta come tutti i dipendenti.
Finalmente ce l’abbiamo fatta, tocca a noi. Due lettere nazionali da raffrancare da 10 centesimi perché la tariffa è cambiata, adesso 90 centesimi invece di 80 che era già ben caro. Poi una raccomandata nazionale. La signora dall’altro lato del sportello mi guarda con un sospiro: Ma per quello ci bisogna un formulario… Lo so bene ma questi formulari sono forniti soltanto allo sportello. Allora, mettiamoci. Intanto l’impiegata si occupa di due lettere per l’Austria, anche per quelli si è aumentata la tariffa da 10 centesimi. Frattempo ho compilato il formulario che la signora mette in una macchina prima di rimettermi una copia. Abbiamo già consumato 5 minuti del suo tempo.
Poi due lettere voluminose per la Svizzera, affrancati tra quasi 2 minuti.
Da ultimo vorrei munirmi di dieci francobolli da 10 centesimi per aggiungergli ai francobolli che mi restano a casa, comprati ai tempi della vecchia tariffa. Non vorrei essere costretto di disturbare gli impiegati solo per arricchire la francatura. Uffa! questa domanda si rivela come la più grande sfida per la signora. Dopo un’altro sospiro salpa un raccoglitore sul banco, ne prende una busta di plastica di cui fa uscire un foglio di francobolli da 10. Ne conta 10 come l’abbia mai fatto, gli taglia in modo complicatissimo (colpa piuttosto della fabbricazione), se ne reca davanti al computer, ragiona, digita qualcosa, stampa una foglia e la mette insieme al resto dei francobolli nella busta, poi digita su una calcolatrice, ne fa sbucare un scontrino, lo firma e lo mette nella stessa busta. Finalmente estrae un altro foglio con una tabella nella quale annota qualcosa prima di rimetterlo nel raccoglitore il quale rimetta lì di dove l’avevo preso.
Dopo aver pagato un importo totale di 16 euro, la prego di farmi una ricevuta. Lei mi guarda come se io sia sceso dalla luna, ma vedendo che insisto si munisce di un blocco di modello fattura in formato A4 e si mette a scrivere.
Lasciamo la povera signora dopo 16 minuti dal saluto iniziale, tempo sufficiente per renderti conto che i procedimenti pazzeschi sobbarcati agli impiegati di posta (e non solo) sono la radice della plaga. Procedimenti che mi ricordano il modo africano di parodiare la burocrazia europea.
Altrimenti, una volta che sia in Austria, riprenderemo lo stesso test in un ufficio postale lì. Ti giuro, tutto quello non consumerà più di 5 minuti, con l’effetto ovvio che la coda sarà molto più corta anche con un numero di clienti uguale. Procedimenti snelli, Sissignore.
E se un giorno abbia l’occasione di andare oltre le confine UE, in Svizzera, ti porterò nella mia città natale e vedrai che lì test può essere superato anzi entro solo 3 minuti.
Ma prima devi metterti al lavoro, caro Matteo, finché i tuoi concittadini possano approfittare di servizi postali migliorati e quindi dedicare il loro tempo per qualcosa di utile.
Alla prossima, presidente. Coraggio!
Billo
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